sabato 4 aprile 2020

VERSIONE GRECO: SOLONE E PISISTRATO (Diodoro Siculo)

Σολων προς τη του βιου τελευτη ιδων Πεισιστρατον [...] θαυμασας τηυ φρονησιν αοτου ουδεν αυτον ηδικησεν.

Solone vicino alla morte, vedendo che Pisistrato tendeva alla tirannide, tentò per primo con le parole di dissuaderlo da tale progetto. Poiché quello non gli diede ascolto, si diresse nella piazza con l'armatura completa ormai senza dubbio invecchiato e invitò tutti i cittadini a prendere le armi contro il tiranno. Poiché nessuno gli diede ascolto e tutti lo accusarono di pazzia e alcuni dichiaravano che ragionava come un vecchio, Pisistrato portando in giro con sé alcune guardie del corpo, domandò a Solone in che cosa confidasse per il suo desiderio di distruggere la sua tirannide. Poiché egli rispose che confidava nella vecchiaia, essendo rimasto meravigliato dalla sua saggezza, (Pisistrato) non commise nessuna ingiustizia verso di lui.

VERSIONE GRECO: PERCHÉ SOCRATE CONSIDERAVA LA MORTE LA MASSIMA FELICITÀ (Platone)

Ταυτα Σωκρατης εγιγνωσκε περι του θανατου […] Ει ουν τοιουτον ο θανατος εστι, κερδος λεγω αυτον ειναι».

Socrate pensava queste cose riguardo la morte: <<Spesso io desidero essere morto, se l'uomo, dopo essere giunto nell'Ade, dove ci sono tutti coloro che sono morti, conoscerà i giudici giusti, quelli che si dice giudicano lì, Minosse e  Radamante e Aiace e Trittolemo e gli altri che, tra i semidei, condussero la vita con rettitudine. A quale prezzo qualcuno accetterebbe di giudicare quello che condusse contro Troia una grande spedizione, o Ulisse, o Sisifo? Parlare con loro e interrogarli sarebbe una grandissima gioia. Per queste cose quelli sono più felici di quelli che sono qui, perché ormai sono immortali per tutto il tempo restante. Se dunque la morte è ciò, io dico che questa è una fortuna>>.

domenica 8 novembre 2015

VERSIONE GRECO: EUMENE II, RE DI PERGAMO (POLIBIO)

Ευμενος ο βασιλευς τη σωματικη δυναμει παραλελυμενος [...] πλειστους δε κατ' ιδιαν ανθρωπους εσωματοποιησε.

Il re Eumene si era indebolito nella forza fisica e confidava nella grandezza dell'animo essendo un uomo secondo a nessuno in moltissime cose tra i re del suo tempo, nelle cose molto importanti e onorevoli era migliore e molto brillante. Dapprima, avendo ereditato dal padre il regno ridotto interamente a poche e modeste piccolo città, egli rese il proprio potere pari alle più grandi potenze del suo tempo non servendosi della sorte come aiuto per la maggior parte né da un avvenimento inaspettato, ma attraverso la prontezza di spirito e all'operosità, ancora sua abilità. In un secondo momento divenne l'uomo più ambizioso e beneficò numerosissime città greche dei sovrani del suo tempo, rianimò moltissimi cittadini privati.

sabato 13 giugno 2015

VERSIONE GRECO (LIBRO διαλογοι PAGINA 259 NUMERO 131): CIRO GIUNGE A TARSO IN CILICIA

Κυρος δ ουν ανεβη επι τα ορη ουδενος κωλιυοντος και ειδε [...] εμειναν δε και οι παρα την θαλατταν οικουντες εν Σολοις και εν Ισσοις.

Ciro dunque salì sui monti non essendoci alcun impedimento e vide l'accampamento dove i Cilici facevano la guardia. Poi scendeva in una pianura grande e bella, irrigata, completamente piena di alberi di ogni specie e viti: produce in abbondanza sesamo, miglio, panico, frumento e orzo. Un monte forte e alto la circondava su tutti i lati da mare a mare. Disceso dunque in questa pianura, percorse in quattro tappe venticinque parasanghe fino a Tarso, grande e prospera città della Cilicia, dove sorgeva la reggia di Siennio, re dei Cilici; nel centro della città scorre un fiume di nome Cidno, largo due pletri. Gli abitanti, tranne coloro che avevano le botteghe, abbandonarono questa città con Siennio verso una zona fortificata sui monti; rimasero anche coloro che abitavano nei pressi del mare a Soli e a Isso.

Senofonte

venerdì 12 giugno 2015

VERSIONE GRECO: GLI ARGONAUTI, FINEO E LE ARPIE (Apollodoro)

Ἐντεῦθεν ἀναχθέντες καταντῶσιν  εἰς τὴν τῆς Θρᾴκης Σαλμυδησσόν, ἔνθα ᾤκει [...] τῶν ἁρπυιῶν αὐτον ἐαν ἀπαλλάξωσιν

Ripartiti da lì, arrivarono a Salmidesso, in Tracia, dove abitava Fineo, il profeta privato dell' uso degli occhi. Alcun dicono che fosse figlio di Agenore, altri di Poseidone; e alcuni raccontano che accecato dagli dèi perché profetizzava il futuro agli uomini; oppure da Borea e gli Argonauti, perché Fineo per primo aveva accecato i suoi figli, persuso dalla matrigna, altri da Poseidone, poiché aveva rivelato ai figli di Frisso la rotta della Colchide alla Grecia. Gli dei gli inviarono anche le Arpie: esse erano alate e quando preparava la tavola a Fineo, volarono dal cielo a rubargli molte cose, e le poche cose che lasciarono (erano) tanto sporche da non potercisi avvicinare. Volendo gli Argonauti sapere cose circa la navigazione, disse di promettere loro il viaggio se lo avessero liberato dalle Arpie.

VERSIONE GRECO: L'ARRIVO DI ENEA NEL LAZIO

Φασὶ δὲ Αἰνείαν μετὰ τοῦ πατρὸς Ἀγχίσου καὶ τοῦ παιδὸς Ἀσκανίου [...] βασιλεῦσαι καὶ Λατὶνους χαλέσαι.


Si racconta che Enea, insieme al padre Anchise e al figlio Ascanio, spingendosi verso il Laurento vicino alla spiaggia di Ostia e del Tevere, poco sopra il mare, circa 24 stadi, abbia formato una città. Dopo aver invaso Latino il regno degli Aborigeni che abitavano questa regione dove ora sorge Roma, abbia trattato con gli alleati, con quelli del seguito di Enea, contro i confinanti Rutuli che occupavano Ordea (ci sono 160 stadi da Ordea a Roma ), avendoli sconfitti, abbia fondato una città vicina chiamata dalla figlia Lavinia. Essendo i Rutuli venuti di nuovo alla battaglia, che Latino fosse morto, che enea essendo vincitore abbia regnato e che i Latini abbiano preso il nome da lui stesso